Le origini dell’Aceto Balsamico di Modena risalgono a pratiche già in uso tra gli antichi Romani, poi custodite tra le nebbie della Pianura Padana dove le particolarità pedoclimatiche e storiche legheranno per sempre questo prodotto alla città di cui porta il nome, ma è durante il medioevo che il legame tra il futuro Balsamico e i territori di Modena e Reggio Emilia prende forma.
Il monaco benedettino Donizone è il primo, agli inizi del XII secolo, a celebrare il mistero di un prodotto già allora conosciuto oltre il suo territorio d’origine. Nel poema Vita Mathildis, dedicato alla stirpe e alle vicende di Matilde di Canossa, alcuni versi riportano un episodio in particolare, intessuto di simboli e riti di potere:
L’aceto di Bonifacio, circondato da una fama leggendaria e quasi miracolosa, si proponeva come donativo unico, non confrontabile con altre ricchezze materiali, proiezione di un potere superiore agli altri, che di fatto Enrico legittimò.
È difficile oggi ipotizzare le caratteristiche del contenuto di quell’antica botticella d’argento, di certo differente dall’aceto già allora comunemente ottenuto dal vino, ma il destino era tracciato, e i secoli a venire, e le tradizioni a lungo tramandate, avrebbero dato vita al prodotto che oggi conosciamo.